di Chiara Guidi
A wandering… A wandering
Il vagabondaggio del colore.
I transiti della beat generation nella prosa e nella poesia contemporanea sono come certi rossi e certi colori nelle tele contemporanee. Così Fabrizio Soldini, nella relazione dei suoi quadri si apre a certi transiti e instaura quel dialogo fra colore e tela nei solchi del «vagabondaggio del colore».
The world should be built for foot walkers2
Le visioni dei quadri devono essere fatte per chi vede e per chi trova ancora nelle superfici le immersioni della pittura.
Gli acrilici nelle basi di Soldini si lanciano nei viola, negli aranci, negli azzurri. E i colori hanno gli occhi. I colori che si guardano, vogliono guardarsi.
April in Nevada – Investigating dismal Cheyenne where the war parties in fields of straw aimed over oxen at indians chiefs in wild headdress3
Le stesure sono quelle dell’espressionismo astratto, ma i colori restano quelli del vagabondaggio. L’orecchio presta attenzione ai lunghi viaggi del colore per registrarne le frequenze sulla tela, come se fossero lunghi paragrafi di un diario. Un diario di rotoli, come i Blues di J. K., così come alcune tele di Fabrizio Soldini si srotolano, lungo le pareti, dagli angoli dei soffitti. Una pittura che transita fra domande4 e sogni, in una ricerca della bellezza che Allen Ginsberg definisce «la realizzazione di simultanea ‘vuotezza e forma’».
E nei quadri di Soldini la velocità del colore si innesta nella simultaneità del segno come la forma. E la vuotezza? E nel piano della superficie.
Volontà beat di generazioni che la «Cenere Dorata»5, ovvero «l’esistenza» si scontra con il sogno e in Fabrizio Soldini con la pittura e la sua persistenza nel colore espresso nell’astrattismo visionario6, ha come in Tancredi, il vocabolario dell’universo. Energie in strade da calpestare, in luoghi da percorrere negli aprili dolorosi, nei marciapiedi di pioggia dove ogni pietra del west si perde «come un fischio».
A plash of rain will not dispel this fumigating hell of lover lane this park of roses blue as bees7
Ogni pittura sopporterà il peso dei 35 cent dalle tasche dei jeans, ogni colore cucirà le traiettorie dell’energia, e gli acrilici potranno sopportare le & di Burroughs8, e nel «Voom Voom» dei segni ci caveremo del silenzio.*
* Capite cosa intendo se dico eternità?
Lo sentivate in culla – ssst – infinito9
Novembre 1999
NOTE
- «Una pittura verso est» – parafrasando: Bus verso est, di Jack Kerouac, una poesia scritta in pullman, aprile 1954 da San Francisco a New York
- «Il mondo dovrebbe essere fatto per i camminatori»
- «Aprile in Nevada – Indagando sulla desolata Cheyenne dove i soldati nei campi di paglia miravano al disopra del bestiame ai capi indiani dai copricapi selvaggi»
- Per esempio: «Che volto avevi prima di essere nato?» – dal volto dell’esistenza al volto della natura –
- «Così il Beat: ‘Un sogno già finito…’. Tanto beatificante, la ‘Gente Dorata’, del sogno. Questo indebolimento del Cuore può essere considerato un gran successo.» Allen Ginsberg
- «Particelle di luce adorate negli abissi notturni.» John Wieners
- «Uno scroscio di pioggia non scaccerà questo inferno fumigante dai viali degli amanti questo parco di rose azzurre come le api»
- ‘–’ come Burroughs esatto nel descrivere ‘&’ intascare ‘$’
- Jack Kerouac, da Poesie dei Buddha di una volta